Milos è una casa che non sapevamo di avere.

Milos per Grecia Mia è prima di tutto una comunità di intenti e di persone. È isola con un significato e se lo è data da sola senza che le chiedessimo nulla. Siamo stati adottati dalle sue famiglie e

 

inseriti nella sua vita quotidiana così, per inerzia e per natura, senza chiedere e senza pensare, stato delle cose che dove essere tale senza necessariamente porsi delle domande. Marietta ci prepara frappé e colazione come fosse una mamma e Paolo, con cui parliamo di geopolitica e di vizi e di virtù.

Milos non è davvero una delle isole cicladi come le altre, con la loro socialità ridotta all’osso dell’industria del turismo e dei soliti vecchietti aggrappati ai resti di una vita difficile ed isolata.
Milos no, ci colpisce duro dentro perchè non è lavoro, non è turismo, è un passo indietro o forse in avanti per capire nel nocciolo chi siamo veramente e perchè scriviamo e viviamo di Grecia.
Milos è insomma quel mediterraneo vagheggiato, forte nei colori, nei sapori, nei rapporti umani. Unta nelle sue pietanze, ricca di condimenti, abbondante nelle porzioni.
Data l’abbondanza del cibo, la vera discriminante è il tempo. A Milos non si viene con l’attitudine da fast food: servono giorni per gustare questo piatto prelibato. Giorni per riflettere sulle sfumature dell’azzurro del mare, ore per sedersi a contare le case dei pescatori dalle porte colorate e sorridenti.
Servono minuti che poi passano leggeri mentre guidi verso le polverose località della parte sud. Soprattutto serve trattenere il respiro quando i secondi sembrano non finire mai prima di chiudere la macchina, recuperare asciugamani e crema solare, e poi buttarsi in acqua, come se non ci fosse un domani.
Insomma a Milos è tempo di vivere, e non di scrivere.