Ode ad Atene ai tempi della crisi
Rompiamo un pò di pregiudizi e proviamo a rompere la schiavitù comunicativa di una Atene che ci arriva completamente distorta dai media.
Bombardati di notizie come siamo, l’unica certezza a cui aggrapparci quando si parla di Grecia è che la crisi sta picchiando sempre più duro. Agli occhi di un non economista come noi, tutto sembra solo una drammatica danza intorno al cerchio, per rimandare il default finchè la Troika non si sia mangiata tutta la Grecia.
Ma quello che è importante, al fine di questo post, è capire come nella capitale si viva oggi un vero turismo della crisi, un pò macabro, che riempie gli hotel di giornalisti a caccia di molotov e vetrine spaccate. Vogliamo provare a guardare oltre, ad ampliare le prospettive. Spezzare l’assuefazione ai titoli di giornali e ai video shock dei ribelli ateniesi, ormai l’unico messaggio veicolato è quello di una città in fiamme, focolaio di rivolta e di disperazione.
Quello che la persona comune non sa, quello che non gli viene raccontato è che Atene è tantissimo altro. Soprattutto di questi tempi.
Quello che avviene dietro le quinte, a solo qualche isolato di distanza da Piazza Syntagma non esce mai sui giornali.
Non fa notizia.
Perchè è ad Atene che la crisi, pacificamente, cambia il volto della città moderna e della Grecia tutta. La crisi è il momento fluido per definizione per il tessuto urbano. Cambiano gli equilibri di potere, si scardina lo status quo del vivere quotidiano, si rompono i vecchi equilibri. I più non ce la fanno. Ma tanti aprono strade nuove, nuovi modi di vivere.
Siamo entrati nell’epoca della scarcity di beni, l’epoca dell’illimitatezza di prodotti e servizi è tramontata per sempre.
E allora ecco che nasce il campo di distorsione della realtà.
Dietro le tendine piuttosto si agita l’insicurezza, le serrande abbassate, il commercio che di massa che piano piano sparisce.
Le paure sono palpabili, quello si. Atene non sorride. Atene è diventata silenziosa. Te ne accorgi in metropolitana, pochi sorridono, tutti si sentono complici e vittime, forse rassegnati, a volte guerrieri. La fiducia viene a mancare, ecco che si insinua Alba Dorata a riempire i vuoti di identità lasciati dalla religione del consumismo alla deriva. Con il vecchio mondo sparisce la possibilità di spendere e si creano vuoti nell’identità dell’uomo consumatore. Il neofascismo riempie un vuoto, ma lo fa anche SYRIZA a sinistra, non tutta la nuova politica greca è estremista come i media semplificano. In fondo sappiamo tutti che il futuro ad Atene, non assomiglierà a quello di Berlino. Tspiras se n’accorto per primo. Questo vuoto, purtroppo, spesso lo riempiono i suicidi, lo abbiamo letto. Senza lavoro, l’uomo consumatore è spaesato, privato del senso della vita.
Ma per fortuna, l’innovazione riempie un’altra parte di quel vuoto. Gli spazi di libertà non mancano. Aumentano i servizi alternativi, nascono nuove idee. Ci si reinventa. Atene è giovane. Atene vive in co-housing e riscopre il gusto del riutilizzo. Non si trova lavoro, c’è chi scappa e chi aguzza l’ingegno.
I tetti diventano verdi, internet aiuta a collegare meglio le persone, le biciclette aumentano e la demotorizzazione svuota le strade a fa respirare meglio i polmoni.
Si mangia sempre bene, si sta ancora di più insieme dato che la disoccupazione cresce implacabile, forse si ha più tempo per provare a cambiare questo mondo, chissà. Si pensa al turismo e ci si innamora ancora di più delle proprie isole, le si vuole far conoscere, l’ospitalità diventa ancora un valore più prezioso e decisivo per conquistare i viaggiatori.
Nascono nuove socialità.
Le vie dietro Syntagma non sono strade di guerra. Il fumo dei lacrimogeni in cima all’Acropoli o al Licabetto non arriva.
Il crollo dei visitatori, pare che Atene oggi abbia la stessa appetibilità turistica di Tirana, in Albania, non le rende giustizia.
In questo suo momento di debolezza, Atene si scopre dolce e spaventata allo stesso tempo, rabbiosa e confusa, ma anche solare e aperta al cambiamento.
Venite ad Atene a scoprire il volto della crisi che i reporter non vogliono farci vedere.
Lasciamo perdere gli scontri. Respiriamo l’aria, osserviamo le strade, facciamo due chiacchiere nei locali e beviamo un pò di raki sapendo che siamo i prossimi sulla lista della Troika. Guardiamo in faccia gli ateniesi. D’altro canto sono loro, in prima fila, come cavie nolenti, ad osservare la nuova società post-consumistica entrare piano piano nelle vene del vivere moderno.
C’è un’umanità che bolle, ad Atene, che la rende viva e seducente come non mai.