Symi
Symi è per chi ama le case colorate del Dodecaneso
Penso a Symi e mi viene subito in mente Chalki. Entrambe si trovano nell’orbita di Rodi e più o meno alla stessa distanza, 1 ora e mezza di battello. Hanno le stesse caratteristiche fisiche, sono aride, rocciose, dure, lo stesso problema di approvvigionamento idrico, un incredibilmente affascinante porticciolo, anche questi, ironia della sorte, non a caso simili tra loro. Symi ne è la sorella maggiore.
Che bello attraccare a Symi, immersi nel profumo dell'origano e del rosmarino
Symi è in sè un monumento. Acqua diafana, natura brulla come non mai.
Il viaggio è quindi pieno di aspettative, quando si pensa a un’isola così pittoresca. E che bello è attraccare a Symi, immersi nel profumo dell’origano e del rosmarino. Symi è sinonimo di buon cibo e serate a guardare il mare seduti in taverna, dove chiacchierare davanti a case colorate che ascoltano quiete quello che dici, vanitose sulla facciata per nascondere le crepe che inesorabili le attaccano da dietro. A differenza di Chalki, Symi è molto più mainstream e gettonata dai turisti, e più indaffarata a ricevere yacht e gitanti di giornata da Rodi. I turisti inglesi e nordeuropei la fanno da padrona, senza stravolgerne comunque l’identità, soprattutto senza rendere meno incantevole il suo capoluogo.
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Come tutto il Dodecaneso, la storia recente di Symi è stata contrassegnata da tre grandi eventi: l’occupazione italiana, la quasi scomparsa dell’industria delle spugne marine, la grande emigrazione (adesso di ritorno, speriamo la crisi non la fermi!), verso USA e Australia. Gli eroici 2500 abitanti rimasti che continuano orgogliosamente a mandare avanti l’isola, oggi vivono e puntano su un turismo di qualità, non certo su un turismo mordi e fuggi. La dimostrazione che volendo gli eccessi della massificazione turistica possono essere evitati.
Symi
© Testo: Andrea Pelizzatti - Foto: Katerina Pouliaki