Paros, tra panagiri e realtà
Arrivi con l’intenzione di fermarti solo 2 giorni. E invece, finisce che ti fermi quasi una settimana.
Succede spesso, nelle isole greche: sono loro a pianificare te, non c’è nulla da fare. Spesso, sono anche loro a trasformare quello che cerchi, quello che ti piace, in definitiva chi sei.
Appunto, chi siamo?
Grecia Mia non è un turista. Non siamo turisti nemmeno quando siamo in vacanza, da altre parti, lontani dalla Grecia. Siamo strani e non ci interessano più di tanto i monumenti, le check-list di cose da fare e vedere, come se la realtà la dettasse wikipedia. Non ci interessano le isole greche solo d’estate e le sue spiagge fantastiche sono solo una parte del nostro viaggio. La quotidianità è invece tutto. Stare al souvlazidiko a parlare dell’ennesimo assassinio di Chrissi Avgi è parte del gioco di sentirsi greci e vivere la nazione. Non siamo tuttologi di Grecia, e sappiamo che un luogo diventa speciale soprattutto per le persone che ci abitano e alle cose che fanno. All’architettura che creano. Agli animali che allevano. Alle vite che vivono e alle idee che li spingono avanti.
Siamo una coppia dove Katerina è greca e un filtro è immediatamente abbattuto. Andrea invece vede con occhio diverso, scrive e rimugina: sa l’emozione ha bisogno di tempo per diventare parola.
La tappa di Paros, diventata più lunga, ci ha portato a questi lungo preambolo, che porta dritto a confrontarsi con il precario mito moderno delle isole greche: la pausa estiva, la fuga dall’ufficio, lo stacco dalla città. Mito in cui l’isola greca più tranquilla, quella dove lasciare tutto indietro e dimenticare ciò che è stato, è tutto quello che il nostro Robinson Crusoe stressato dalle liti di condominio desidera per sé e la sua famiglia.
Mordi, fai il bagno e fuggi. Conosci nessuno, se non per un veloce Kalimera-Kalispera. Fai nulla, produci nulla. Consuma il mare e docilmente riproduci la natura nel mirino della macchina fotografica.
E il risultato è che le isole Cicladi più piccole e solitarie, oggi, da Koufonissi a Serifos, da Anafi a Folegandros, sono diventate un museo. Un museo a orologeria. L’officina che fabbrica il turismo ha il seguente orario di apertura: Maggio-Settembre. Per il resto telefonare ad Atene.
E Paros, appunto? Mentre il proprietario di Marioly, appena tornato dal panagirio di Stavrou, ballato, stanco e ben pasciuto di cibo, amici e risate, è stato subito chiaro che la socialità che si incontra, soprattutto fuori stagione e nelle isole più grandi, proprio come Paros, è insostituibile. A volte solo questa rende il viaggio grande, degno di essere raccontato, vissuto, pagato e faticosamente sudato.