Serifos è mangiare una crèpe guardando il basket.
Sono le 10 di mattina di un giorno di agosto, e la spiaggia di Sykamiá è ancora deserta, affascinante modella nuda per noi e per le nostre foto.
Mi piace partire da qui per raccontare la nostra Serifos. Ossia da un luogo remoto che ha attraversato la modernità senza troppe contaminazioni. Un luogo dove esistono ancora persone che portano avanti i campi del nonno, servono pesce solo quando lo pescano nel tratto di mare davanti alla propria taverna, che tengono aperta a dispetto e sfida dei venti del nord. La signora Maria prepara carne di livello e la serve a prezzi “che non mi conviene” solo per appartenenza alla sua famiglia, alla sua isola, al suo territorio e per tenera coerenza al suo cuore.
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Dopo le migliaia di richieste che abbiamo ricevuto per l’isola in primavera, oggi caccio via le preoccupazioni e scopro che Serifos non è ancora sfacciatamente turistica. La mattina, a correre, sorpasso asini e contadini, anche in pieno centro a Livadi. L’asfalto è pieno di buche e il pope ti serve con curiosità le loukoumia quando lo vai trovare al monastero, come sempre. E come sempre nelle Cicladi le 1500 anime e vite del posto vivono per l’estate ma aspettano in segreto il silenzio dell’inverno.
Serifos ha però anche altre anime: sono le seconde case. Quadrati perfetti e scintillanti, spigoli di pietra e calce che invitano al lusso. 3500€ al metro quadro e la maisonnette perfetta, fendente la roccia e sospesa sopra un mare di cristallo sarà tua. Questi cubi dei sogni spuntano ovunque, oggi ancora discreti, domani forse troppo invadenti, lo deciderà il mercato. Il mercato decide sulla natura, chissà se potrà farlo per sempre. A Serifos non si sono dati limiti, e per fortuna non li hanno ancora raggiunti. Il compratore deciderà se lasciare un’isola greca alla terra e alla pastorizia, alle miniere abbandonate oppure trasformarla per suo diletto estivo in un asettico tappeto di cemento. Favolosamente rifinito, sia chiaro.
Preoccupazioni a parte, spero trasudi dalle righe che Serifos mi piace parecchio. Ma tanto tanto. Mi piace perchè immagino cose semplici e vere. Ad esempio, penso spesso penso al suo souvlazidiko dal nome divertente, Tootsie, dove gli italiani chiedono chicken nuggets al posto degli spiedini di pollo. Serifos mi piace perchè è come fosse una scatola magica che custodisce spiagge quasi infinite e turchesissime, panorami rurali sconfinati, dove l’unica macchia bianca è proprio quella chiesetta con la cupola blu, come intorno a Galani.
Mi piace fare il bagno a Livadakia quando il sole è andato giù, e fare le foto ai traghetti che attraccano nella calma della sera dalla nostra camera. Un posto dove basta uscire a piedi nudi, tanto è vicino il mare. Comodo anche per essere in centro in 3 minuti.
E poi desidero la Chora, la più bella delle Cicladi. È ancora come 10 anni fa. Dietro di lei la roccia e una strada che sembra salga sull’Olimpo. Non mi piace salirci per fare due foto e stop, ma ci salgo per cena a mangiare una crèpe salata e guardare il basket alla tv. E allora trovo il filo e il senso del vivere mentre tornando a casa vedo i bimbi sfidare il canestro al campetto.
In fondo, però, non c’è un vero motivo perchè Serifos mi piaccia così tanto, io che le isole greche le ho viste tutte. Spesso si creano amori stupidi, così, tanto per. Per Grecia Mia a Serifos è così e basta. So che basterà anche a voi.